Rhodo – L’era della promessa pt.2

Le regine fecero il loro ingresso sul palco salutando la folla con un cenno del capo e sedendosi ognuna ai corrispettivi scranni. Con loro c’era anche la regina madre, colei che comandava tutti i regni. Ogni regina aveva il compito di governare il proprio regno; la regina della pace, la regina dell’ordine, la regina della terra, la regina del sapere e la regina della fede. I cinque regni formavano la comunità dei folletti in quella zona.

La regina madre fece un cenno della mano e sulla piazza scese il silenzio. Tutti fissarono il palco, come assolti. La regina dell’ordine si alzò in piedi e fu la prima a parlare: <Buonasera a tutti miei concittadini, abitanti dei cinque regni! Innanzitutto vi ringrazio di essere qui presenti per assistere a questo importante avvenimento. Questa sera, come tutti saprete, molte cose cambieranno nella speranza di migliorare il nostro mondo.> fece un attimo di pausa poi continuò <fin dai tempi antichi abbiamo avuto non indifferenti divergenze con gli uomini, ma questa sera le cose cambieranno e siamo qui noi tutti riuniti per unire le nostre razze in un unico compito e traguardo, quello di mantenere la pace e la bellezza di questo mondo> alzò le mani verso il cielo e disse: <gli dei ci hanno donato la terra, l’acqua, l’aria e tutto ciò di cui è composto il nostro mondo e noi dobbiamo prendercene cura. Ma per fare questo dobbiamo coalizzare il nostro impegno con quello degli uomini. Da questa sera miei concittadini cambieranno anche alcune nostre abitudini, molti di voi verranno smistati a nuove mansioni per poter collaborare al meglio con gli umani. I nostri confini verranno abbattuti così da poter essere un’unica terra senza limiti.> detto questo molti folletti iniziarono a mormorare tra loro.

Rapei guardò la sua compagna impaurito. <se tolgono i confini sarà la fine, immagini quanti mendicanti verranno a chiedere riparo. Sarà l’apocalisse!>

La regina si accorse del disaccordo generale per quell’affermazione. <non preoccupatevi fratelli miei, avremo comunque la possibilità di tenere guardie dove verranno tolti i confini, così da poter controllare gli scambi di merce e chi entrerà nei regni.> controllò che la folla si fosse calmata prima di continuare.  <ora lascerò la parola alla regina madre che vi spiegherà tutto nei dettagli.> detto questo si sedette.

La regina madre scorse lo sguardo sull’intera folla, ma prima di iniziare il suo discorso un giovane folletto le passò una scatola chiusa, la regina la poggiò sul tavolo e disse <buonasera a tutti!> si schiarì la voce <ringrazio la regina dell’ordine per la sua magnifica introduzione al mio discorso. Sapete tutti che il nostro mondo ci è stato donato dagli dei e che essi ce lo affidarono per proteggerlo. I nostri dei, il dio del sole e la dea della luna, con la loro luce controllano che noi svolgiamo al meglio il nostro compito, purtroppo da diverso tempo questo compito non è stato eseguito da nessuna delle razze abitanti sulla terra. Per questo motivo gli dei ci hanno offerto la possibilità di ristabilire quest’ordine, ad una condizione però, che le nostre razze collaborino. Ora, è arrivato il momento di mostrarvi il modo con cui gli dei uniranno le nostre razze per sempre.> prese la piccola scatola dal tavolo e la fece vedere alla folla. <in questa scatola è custodita la luce degli dei, una parte del sole ed una della luna fuse insieme per costruire un cuore> mentre parlava aprì la scatola per mostrarne il contenuto <questa miei concittadini è la gemma!> una luce dapprima accecante uscì dalla scatola, tutti si coprirono gli occhi per la troppa luminosità che aveva acceso nel buio l’apertura di quell’oggetto.

Rapei, anch’esso si coprì il viso con un gesto istintivo del braccio. Aveva gli occhi che gli bruciavano, ma piano piano che provava ad aprirli si rese conto che la luce si stava riducendo sempre di più. Finalmente la vide, una gemma rosso fuoco che emanava luce propria poggiata delicatamente su un fondo di tessuto di seta. Quel piccolo oggetto così curioso lo faceva sentire svuotato da brutti pensieri, rimase incantato dalla luce che risplendeva, quasi danzante.

La regina richiuse la scatola <la gemma miei concittadini, fatta di luce pura, rossa come il fuoco che circonda il sole e splendente come la luna nelle notti più buie. La sua gemella appartiene agli uomini e queste due gemme sono il sigillo di una promessa che verrà fatta al cospetto degli dei. Una per i folletti, che verrà custodita qui,  nel nostro luogo più sacro, nel cuore della regina madre> i folletti rimasero stupiti da quella affermazione < un’altra per gli uomini che conserveranno la gemma nel cuore della figlia del re. Queste gemme si uniranno completamente alla persona che le porterà e si tramanderanno di figlio in figlio, finché ci sarà pace, libertà e saggezza il loro potere non smetterà di cessare.> riconsegnò la scatola allo stesso folletto di prima che la portò via. <Ora per concludere la nostra regina dell’ordine chiamerà alcuni di voi per il cambio della propria mansione. Chi verrà chiamato si avvicini e gli verrà consegnata la nuova divisa di lavoro. Auguro a tutti voi un felice serata e che questo nuovo inizio porti maggiore serenità nei vostri cuori>. Si sedette di nuovo e la regina dell’ordine cominciò a chiamare, seguendo un elenco scritto, i folletti che dall’indomani avrebbero cambiato la loro vita lavorativa.

Rapei era un po’ impaurito, se l’avessero chiamato per lui sarebbero cambiate molte cose, forse non poteva più tornare a casa così presto la sera, forse avrebbe lavorato anche di notte e sicuramente avrebbe visto di meno la sua amata. Era talmente preso dai suoi pensieri che non sentiva affatto quali nomi la regina chiamasse, così cercò di stare più attento. Insieme ai nomi dei suoi concittadini veniva detta anche la nuova mansione, notò che per il momento stava chiamando tutti quelli che sarebbero andati ai confini dei regni, così da controllare chi e che cosa entrava e usciva dalle nostre terre.

La cerimonia si concluse con i nomi di chi avrebbe sostituito coloro che lasciavano il loro vecchio posto di lavoro. Ora infatti venivano chiamati tutti i folletti che avevano raggiunto la maggiore età, quindi pronti per affacciarsi sul mondo del lavoro. Ci furono saluti ed applausi e così molti ritornarono nelle loro case.

Il giorno seguente il sole splendeva come sempre ma Rapei sentiva che qualcosa era cambiato. Si alzò dal letto e si preparò veloce per andare al lavoro, diede un bacio alla sua amata come tutte le mattine per salutarla. Uscì e mentre prendeva la strada che lo conduceva alle miniere bianche incontrò il suo amico pescatore Rio. <Buongiorno> disse sorridendo <come mai sei da queste parti? non dovresti già essere a pesca?>

Rio lo guardò sconfortato e con voce triste gli rispose <Ciao Rapei! non più amico mio, sto andando al confine della nostra terra> gli mostrò la divisa che indossava con lo stemma della loro terra inciso sul lato destro della casacca <hanno deciso di cambiarmi posto di lavoro, dopo 10 anni che pesco pesce da vendere al mercato, dopo tutti questi anni dico io, ho soltanto seguito le orme di mio padre ed ora così, all’improvviso mi cambiano la vita!> si ricacciò indietro le lacrime.

<Mi dispiace davvero> il suo amico non sapeva davvero cosa dirgli per consolarlo <ed ora chi ha preso il tuo posto?>

<Mio nipote, Elio, sai da pochi giorni ha compiuto la maggiore età e lui già mi accompagnava quando non era impegnato con la scuola>

<Magari avranno pensato che ormai può continuare da solo, forse dovresti essere solo felice per lui, anche se è dura cambiare vita così di punto in bianco> gli mise una mano sulla spalla come per trasmettergli coraggio.

<Grazie, cercherò di vedere tutta questa storia da un punto di vista più positivo. Devo andare ma magari quando finisco passo alla locanda, possiamo vederci lì se vuoi, due chiacchiere tra amici>

<Certo, mi farebbe piacere, a dopo>

Rio si allontano salutandolo con la mano ed ognuno si diresse al proprio posto di lavoro.

Mentre Rapei camminava era avvolto dai pensieri, poteva solo immaginare il dolore che provava Rio, dopo che aveva deciso di dedicare la sua vita al sogno di suo padre, ora non può farlo più. Forse non era l’unico ad aver rinunciato a qualcosa di così importante, magari un giorno le cose si sistemeranno ed i figli potranno continuare in libertà il lavoro dei propri genitori. Forse è soltanto questo momento, la fase del cambiamento ma poi tutto tornerà come prima.

Andò al lavoro con questo ultimo pensiero e la voglia di essere sempre felice.